Le terapie combinate a base di Sofosbuvir ( Sovaldi ) hanno prodotto tassi di risposta virologica sostenuta 12 settimane dopo il trattamento ( SVR12 ) in quasi il 93% dei pazienti che sono stati nuovamente infettati con il virus dell'epatite C ( HCV ) e presentavano forma grave di fibrosi, dopo essere stati sottoposti a trapianto di fegato.
E’ stato condotto uno studio prospettico multicentrico che ha riguardato 125 pazienti che erano stati trattati nel periodo 2013-2014 come parte della coorte CUPILT.
L’obiettivo era quello di valutare regimi a base di Sofosbuvir nei pazienti con recidiva di infezione da HCV nei pazienti con fibrosi di stadio 3 o 4 dopo trapianto di fegato.
Il ritardo mediano dal trapianto era di 95.9 mesi, e l'età media dei pazienti era di 59.4 anni. Quasi l'80% della coorte era costituito da pazienti di sesso maschile; il 78.2% era stato infettato dal virus HCV genotipo 1, e il valore medio di HCV RNA era di 6.1 log UI/mL.
Il 64% dei pazienti in precedenza aveva fallito il trattamento antivirale post-trapianto epatico, compresa la tripla terapia con inibitori della proteasi di prima generazione nel 15.2% dei casi.
Il regime di combinazione più impiegato ( 73.6% ) era rappresentato da Sofosbuvir e Daclatasvir ( Daklinza ).
La Ribavirina è stata impiegata nel 48% dei pazienti.
Nella coorte, il tasso SVR12 è stato raggiunto dal 92.8% dei pazienti. Solo 7 pazienti sono andati incontro a fallimento terapeutico.
Durante la terapia, eventi avversi gravi sono stati riscontrati nel 25.6% dei pazienti; l'infezione era la reazione avversa più comune ( 8% ).
Durante il trattamento e il follow-up, 3 pazienti hanno subito un secondo trapianto, e 4 sono deceduti.
Dallo studio è emerso che i regimi basati su Sofosbuvir permettono di raggiungere alte risposte nella maggior parte dei pazienti che presentano recidiva di infezione da HCV e fibrosi in forma grave dopo trapianto di fegato. ( Xagena2016 )
Fonte: Liver Transplantation, 2016
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